Superato un periodo di crescita artistica basato su performances che andavano a mettere a dura prova il suo corpo, Davide Perretta finalmente incontra se stesso, o meglio l'artista che è in lui.
Dopo 48 ore passate sotto la pioggia ed il freddo, una pioggia che ha detta dei meteorologi non colpiva Potenza con quell'intensità da oltre 50 anni, Davide ne esce sconfitto.
Mancavano solo cinque passi per terminare una tela lunga 200 metri. Io come critico d'arte l'ho seguito e sostenuto perché credevo e credo in lui come credo in altri miei conterranei amici artisti.
Davide sparisce, arrabbiato, deluso, ma non finito. Come un lupo ferito si ritira, si perché Davide ama i lupi, si rifugia in un posto lontano dai familiari e dagli amici che come me lo hanno sostenuto.
Il lupo ritorna più feroce e bello di prima. Le sue ferite si sono rimarginate ed il suo aspetto è fiero. Feroce e dinamico come le sue tele, le sue nuove tele che riportano visi famosi come quello di John Lennon, Sofia Loren, o meno noti come quelli di qualche semplice, sconosciuta ma disarmante modella che da lui si è lasciata ritrarre. Nelle sue mani ora, ci sono artigli che graffiano le tele con colori dinamici e non sempre coerenti. Come il rosso, il blu, che illuminano i volti di una luce nuova.
Forse neanche lui sa quale nuovo spirito sia ritornato a dipingere.
Predilige l'acrilico ma utilizza con maestria tutte le altre tecniche. Sperimenta e custodisce piccoli segreti che rendono più luminose le sue opere.
A Sanremo, nel 2015, mentre si svolgeva il noto festival, ha realizzato il ritratto dell'artista lucano Mango. Quel dipinto è la sintesi della sua arte. Mango è lì sulla tela come lo vedevamo noi, amici e fans. Colorato e sorridente, con gli stessi colori di quella musica malinconica e vivace.
Davide continua a dipingere con la stessa esigenza di sempre: per lui l'arte è una continua sfida che mette alla prova il suo talento, la sua fantasia e la sua resistenza fisica.